COPERTINA LIBRO

                                                       CONCLUSIONI


SUL LIBRO " FOSSATO DI VICO
NELLE CARTE DI SANTA MARIA D'APPENNINO"


Nell’epoca attuale assistiamo ad un formidabile sviluppo delle facoltà intellettuali, partendo dall’assunto che la conoscenza è un bene fondamentale, forse il bene supremo dell’uomo, come scriveva anche Dante Alighieri : “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”.
“La Divina Commedia, Inferno, canto XXVI”-
Il vero protagonista del mio lavoro, però, è il mio tempo di 36 ore settimanali, dedicate esclusivamente alla riflessione e all’approfondimento delle tematiche storiche. Esso si dilata e si rapprende nella mia esistenza e si condensa nella mia persona, divenendo il mio tessuto, il mio ritmo e la mia sensibilità cutanea.
Il tempo è per me totalizzante, in una continua e meditata lettura, fino a provocarmi una sorta di spaesamento.
Il mio Dossier, frutto del mio Io plurale e centrifugo, è, altresì, la premessa per un’approfondita conoscenza della storia e delle sue incommensurabili ricchezze socio-culturali.
Tutte le notizie reperite s’intrecciano nel mio lavoro, denso di traduzioni, di pergamene, di notizie sui monaci e sull'Abbazia appenninica.
La mia Ricerca ripercorre anche la storia europea, attraverso gli autori che hanno fatto del proprio lavoro monastico lo scopo prioritario della propria vita, per avvicinare i cittadini alle Istituzioni europee e per costruire un Ospedale, rispettoso delle identità culturali e delle peculiarità dei singoli pellegrini, che transitavano dalle Marche all'Umbria.
Dalle mie numerose letture è emerso che l’ Abbazia medievale ha lavorato moltissimo per diffondere e garantire la pace, che è una condizione indispensabile per la pienezza della vita umana, per la preservazione della specie e per la vita stessa del pianeta.
Oggi, come ieri, il tema della pace è di cruciale importanza.
Prima che a un disarmo militare, occorre procedere a un disarmo della cultura bellica nella quale viviamo. L'Ospedale di Santa Maria d'Appennino ha fatto molto per diffondere la salute e la pace nel territorio di Fossato di Vico, chiedendo ai pellegrini di procedere al disarmo della cultura bellica, fatta di arroganza, di brama del potere, d’interessi economici e di complessi di superiorità.
“ Chi vince genera odio, chi è vinto soffre; con serenità e gioia si vive se si superano vittoria e sconfitta”.
Dhammapada (Versetti della tradizione buddista).
“Nelle Carte di S.Maria d'Appennino del 1225, in una vendita, si nomina un Ospedale “d'Appennino” in “orto sub domo hospitalis appenini”, forse riferito a quello della Rocca . Sono citate due terre in "ortali de valle cacani ed in mellelis”.
Nel 1288 Fabriano prorogò il termine per la costruzione dell'ospedale della Rocca: “quem dictum coe abebat ad costruendum et perficiendum hospitale Roche adpenini sub certa pena etc.”.
Nel 1341 Crescimbene di Bonangiunta sindaco del Comune, nominò Bonaventura di Giovannolo di Giuntolo del quartiere di Castelvecchio, ospedaliere e guardiano dell'ospedale “de rocha Apennini” per otto anni a cominciare dal 15 agosto, con diritto alle case e all’orto dell'ospedale con obbligo di abitarvi con la sua famiglia, di guardarlo, mantenerlo, aumentarlo, di ricettarvi i poveri e di servirli “et alia facere que fatiant ad honorem dei et beate marie virginus eius matris”.
L’attività di questi Ospedali appenninici terminò nel XV secolo.